INFLAZIONE: UNA MINACCIA AI DEPOSITI BANCARI.

Nel mese di agosto l’inflazione, secondo la stima ufficiale Istat, ha raggiunto la soglia del 9% circa.

In realtà la perdita di potere di acquisto delle persone appare di gran lunga superiore. Basti pensare agli eccezionali aumenti dei prezzi rispetto all’anno precedente: voli internazionali (+ 160,2%), energia elettrica (+85,3%), gasolio per riscaldamento (+52,5%), benzina (+22,3%), gas naturale (+42,7%), olio non di oliva (+66%), burro (+31,9), farina (+21,5%), pasta (+21,1%)ecc. (Fonte Unione Nazionale Consumatori), per ipotizzare un’inflazione reale a due cifre e verosimilmente più prossima al 20% che non al 10% e con un trend che punta decisamente al rialzo.

E’ ben noto che il fenomeno inflattivo provoca l’evaporazione dei risparmi al pari di una rapina, un fenomeno che brucia letteralmente i nostri soldi attraverso una drastica erosione del potere di acquisto.

Di fronte a tale congiuntura è doveroso pensare a come difenderci da questo fenomeno.

La soluzione è  perfino banale. Per guadagnare in un contesto inflazionistico bisogna acquistare beni che aumentano di valore ad un tasso superiore a quello di inflazione.

Questa però è una peculiarità solo di alcuni beni.

Da sempre il settore immobiliare ha rappresentato una valida difesa. Ma oggi sarà ancora così? 

Occorre fare delle distinzioni.

Per i fabbricati l’appeal negli ultimi anni si è affievolito notevolmente per diversi motivi.

Primo perché l’evoluzione tecnologica procede a velocità supersonica e rende i fabbricati, anche di recente costruzione, obsoleti in tempi relativamente brevi con conseguente perdita di valore rilevante.

Secondo perché la redditività non è più garantita come un tempo poiché il rischio di imbattersi in affittuari inadempienti è molto alto e le difficoltà per liberare l’immobile sono crescenti.

Per i terreni il discorso è diverso, soprattutto quelli con destinazione edificatoria.
Elemento rilevante è la circostanza che da tempo è in atto nel nostro Paese, ma non solo, anche a livello globale, la tendenza diffusa di contenere la cementificazione, fenomeno noto come “consumo suolo zero”, recepito dal Piano per la transizione ecologica  (PTE) che ha fissato l’obiettivo di arrivare a un consumo netto dei suoli edificabili pari a zero entro il 2030. Questo orientamento fa si che i terreni edificabili saranno sempre più rari e la diretta conseguenza non può che essere un aumento vertiginoso dei prezzi. 

Se a ciò si aggiunge che i terreni edificabili non necessitano di manutenzione e non sono deperibili i conti sono presto fatti: investire oggi in aree edificabili, tenuto conto che i prezzi sono ancora per il momento contenuti, non solo protegge dall’inflazione, ma è garanzia di cospicui guadagni.

Agosto 2022
A cura del Centro studi “Le partite iva Italia”



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